
AI generativa e retail online: la rivoluzione silenziosa che cambia tutto
In un anno il traffico da fonti AI generativa verso i siti retail USA è cresciuto del 1.200%.
Un'accelerazione che non si era mai vista
Secondo i dati di Adobe Analytics, negli Stati Uniti il traffico verso i siti di e-commerce proveniente da fonti di intelligenza artificiale generativa è aumentato del 1.200% nel giro di un solo anno. Una crescita impressionante, che non può essere ignorata da chi si occupa di marketing digitale. Dietro questo numero c'è un cambiamento profondo: le persone non cercano più solo su Google, ma anche su strumenti come ChatGPT, Perplexity e Gemini per decidere cosa comprare, dove acquistarlo e come confrontare le offerte.
È un segnale chiaro: il comportamento online sta cambiando.
Gli strumenti AI generativa si stanno posizionando come nuovi intermediari tra le persone e i brand. In questo scenario, chi si occupa di SEO e strategia digitale non può più pensare solo al posizionamento sui motori di ricerca tradizionali. Bisogna iniziare a dialogare anche con l’AI.

Nuove fonti di traffico, nuove regole del gioco
Non siamo più nel campo delle parole chiave, ma in quello delle intenzioni.
Gli utenti chiedono a ChatGPT “Qual è il miglior sito per comprare scarpe da corsa in saldo?” e ricevono risposte complete, già filtrate, spesso con link diretti ai siti retail. In molti casi, questi link portano verso brand che sono riusciti a costruire contenuti chiari, autorevoli, ben strutturati… e facilmente “leggibili” anche dall’intelligenza artificiale.
La sfida si sposta quindi sulla qualità dei contenuti e sulla loro ottimizzazione semantica. È necessario rispondere a domande, risolvere problemi, offrire valore reale. L’AI premia i contenuti utili e penalizza quelli finti o autoreferenziali. E soprattutto, bisogna iniziare a presidiare anche le piattaforme emergenti che aggregano e suggeriscono informazioni generate da AI, come Perplexity.ai.
Non si tratta più solo di essere trovati: si tratta di essere scelti dagli algoritmi. E per farlo serve una strategia nuova, fatta di ascolto, empatia e visione.
L’evoluzione è culturale, non solo tecnologica
Dietro questi numeri non c’è solo un cambio di strumenti. C’è un cambio di mentalità. Le persone si fidano sempre meno delle pubblicità spinte e sempre di più delle risposte che percepiscono come neutrali, personalizzate e "non umane" nel senso classico. Ma proprio per questo, noi professionisti del digitale dobbiamo mettere ancora più umanità nel nostro lavoro.
L’AI è potente, ma non empatica. Il nostro compito è restituire senso, verità, direzione.
Ogni brand, ogni prodotto, ogni servizio è una relazione, non solo un clic. E se i nuovi strumenti filtrano le informazioni per noi, il nostro dovere è rendere quelle informazioni vere, pulite, rispettose dell’intelligenza umana.
Credo fortemente che etica e innovazione possano coesistere. Che il marketing non debba manipolare ma illuminare. Che il nostro lavoro abbia un impatto sulla cultura e sulla coscienza collettiva, non solo sul fatturato.
"l futuro della SEO non è scritto negli algoritmi, ma nella nostra capacità di restare umani anche quando parliamo alle macchine.