È la fine del cervello? Perché i contenuti digitali ci stanno cambiando
Nell'era digitale, il modo in cui consumiamo i contenuti sta trasformando il nostro cervello. Il fenomeno del brain rot ci influenza e cosa possiamo fare per contrastarlo.
I contenuti vuoti che ci dominano
La parola "brain rot" descrive un deterioramento mentale causato da contenuti banali e superficiali.
Questo concetto, nato nel XIX secolo con Henry Thoreau, ha trovato nuova forza nell'era digitale. Durante la pandemia, il consumo compulsivo di contenuti ha raggiunto picchi senza precedenti, portando alla diffusione di materiale che non nutre il cervello, ma lo assopisce. Dai video assurdi ai tormentoni virali, il risultato è un ciclo infinito di appiattimento intellettuale.
Gli algoritmi, interessati solo al nostro tempo di permanenza, premiano ciò che cattura l'attenzione, non ciò che arricchisce.
Come le piattaforme ci tengono intrappolati
Dietro il fenomeno del brain rot si nasconde un design psicologico preciso. La paura di perdere qualcosa di importante (FOMO) e il bisogno di chiudere "compiti aperti" (effetto Zeigarnik) sono sfruttati a pieno dai social.
Notifiche incessanti e trend in scadenza ci spingono a un controllo compulsivo, creando una dipendenza difficile da rompere. Queste dinamiche non solo minano la nostra capacità di concentrarci, ma ci allontanano da contenuti di qualità, sostituendoli con una dieta mediatica povera e ripetitiva.
È possibile uscire da questo circolo vizioso?
Fermare il brain rot sembra quasi impossibile. Le piattaforme digitali sono progettate per trattenere l’utente, non per il suo benessere. Una soluzione potrebbe essere un design etico, orientato a contenuti più arricchenti, ma senza un intervento regolatorio, è improbabile che accada. Come individui, possiamo però adottare delle strategie per un consumo più consapevole. Ecco alcune idee:
- Scegliere contenuti che stimolano la riflessione e l'apprendimento.
- Impostare limiti di tempo per l'uso dei social.
- Disattivare notifiche superflue per ridurre le distrazioni.
- Creare momenti offline per ritrovare un equilibrio mentale.
Non possiamo eliminare del tutto l'influenza del digitale, ma possiamo decidere come interagire con esso, trasformandolo in un alleato invece che in un nemico.
Grazie a Mattia Marangon e alla sua newsletter su questo tema, da cui ho preso spunto.