L’AI ci sta rubando gli apprendisti
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L’AI ci sta rubando gli apprendisti

9/12/2025

Un dato inquietante emerge da Harvard: l’intelligenza artificiale non sta solo cambiando i mestieri, ma sta cancellando il primo gradino della carriera.

L’illusione dell’efficienza

Harvard ha monitorato oltre 285.000 aziende e i numeri parlano da soli: i ruoli junior sono calati del 23%, quelli senior sono cresciuti del 14%. Prima dell’AI, un team era composto da un senior affiancato da tre junior. Oggi lo stesso senior lavora con un modello come Claude, ottenendo la stessa produttività senza affiancare nuove leve. La logica è chiara: meno costi, meno rischio, risultati immediati.
Ma ciò che appare come efficienza nasconde una frattura profonda. Stiamo creando un mondo in cui i maestri non hanno più studenti, i mentori non hanno più apprendisti. Una catena spezzata che rischia di lasciare un vuoto generazionale di competenze.

Il logoramento silenzioso

La parte più inquietante non è il licenziamento in massa, ma ciò che Harvard definisce “logoramento naturale”. Le aziende non sostituiscono chi lascia. Non si tratta di riduzioni traumatiche, ma di una lenta erosione. L’organico si svuota dal basso senza che ce ne accorgiamo. La scala professionale perde i primi gradini, e nessuno se ne preoccupa finché non diventa impossibile arrampicarsi.
Questa dinamica porta a una domanda inevitabile: tra cinque anni, chi avrà l’esperienza necessaria per diventare senior se oggi non offriamo spazio agli junior? La risposta è drammatica nella sua semplicità: nessuno. Abbiamo smesso di formarli e lo abbiamo giustificato chiamandolo “ottimizzazione”.

La responsabilità che ci resta

L’intelligenza artificiale non è il nemico. È uno strumento potente, capace di amplificare competenze e liberare tempo. Ma senza una visione etica, rischiamo di usarla per tagliare invece che per costruire.
Chi lavora con l’AI oggi ha una responsabilità che va oltre l’efficienza immediata: deve garantire che ci sia un futuro per chi vuole imparare. Significa pensare a modelli formativi nuovi, dove gli junior possano crescere accanto alle macchine, imparando ciò che l’AI non potrà mai insegnare: intuizione, relazione, visione d’insieme.
Se perdiamo questa occasione, scopriremo troppo tardi di aver bruciato il terreno da cui doveva nascere la prossima generazione di professionisti. L’apocalisse dell’assunzione non è solo un titolo da convegno, ma un campanello d’allarme. Dipende da noi decidere se ascoltarlo o ignorarlo.