Nascondino, campana e pallone: il tempo in cui giocare era vivere
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Nascondino, campana e pallone: il tempo in cui giocare era vivere

3/13/2025

C’erano una volta cortili pieni di risa e strade che raccontavano storie di amicizia. I giochi di una volta non erano solo passatempi, ma piccole lezioni di vita che ancora oggi portiamo con noi.

Il tempo in cui bastava poco per essere felici

C’erano le strade polverose, le ginocchia sbucciate e le mani sporche di gesso e fantasia. I giochi di una volta non avevano bisogno di schermi o connessioni digitali, perché la connessione era reale: un incontro di sguardi, una corsa sfrenata, un’alleanza improvvisata tra amici. Nascondino, campana, palla avvelenata… giochi semplici che insegnavano molto più di quanto potessimo immaginare.

Ci si nascondeva e si tratteneva il respiro, mentre il battito del cuore diventava parte della sfida. Si imparava a correre, a cadere, a rialzarsi. Si vinceva e si perdeva senza rancore, perché ogni partita era un nuovo inizio. Bastava un pezzo di gesso per disegnare la campana sulla strada, una corda per saltare a tempo, una palla per mettere alla prova la propria velocità e destrezza.

“Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare.” – George Bernard Shaw

Giocare era imparare a vivere

I giochi non erano solo un passatempo: erano piccole lezioni di vita travestite da divertimento. Si imparava a collaborare, a competere con rispetto, a mediare nei litigi. Si cadeva, ci si rialzava, si rideva a crepapelle. Non c’era bisogno di regole scritte, bastava un semplice "vale tutto" o un accordo preso sotto un albero.

Era un’epoca in cui si guardava il cielo senza schermi tra gli occhi e la realtà. Il tempo scorreva più lentamente e l’attesa di un nuovo pomeriggio di giochi rendeva tutto più intenso. Anche i contrasti tra amici si risolvevano in fretta: un piccolo screzio, una rincorsa, un abbraccio e si tornava a giocare insieme, senza rancori.

Il gioco dentro di noi

Quei giochi non sono scomparsi, sono ancora lì, dentro di noi. Ogni volta che scegliamo di vivere con il cuore, di sorridere senza un motivo, di ritrovare quella leggerezza che rendeva ogni giornata un’avventura, torniamo bambini. Nascondino, poi, resta uno dei miei giochi preferiti. Sì, perché giocare a nascondino non è solo un passatempo dell’infanzia: è un’arte, un equilibrio tra strategia e azione, tra il desiderio di essere trovati e quello di restare nascosti un po’ più a lungo.

Forse, in fondo, giochiamo a nascondino per tutta la vita. Ci nascondiamo dietro impegni, responsabilità, doveri. Ma ogni tanto, dovremmo ricordarci di smettere di contare, di uscire dal nostro nascondiglio e di tornare a correre, senza paura, verso chi ci sta cercando.